La pandemia Sars- Covid -19, e la conseguente esperienza di lockdown, hanno segnato uno spartiacque, un prima/dopo, una rottura di continuità che ha creato profonde ferite nel tessuto sociale.
Le certezze e gli equilibri messi in crisi in ogni contesto, l’angoscia di morte e l’isolamento hanno acuito il disagio, in special modo nei soggetti più fragili: gli anziani, i bambini, i malati ed i ricoverati.
“L’esperienza della pandemia si è imposta nelle nostre vite in un tempo in cui l’ago della bilancia era fortemente orientato verso una cultura del tutto è possibile e del tutto e subito, poco propensa a favorire una elaborazione del limite. Siamo immersi in una società caratterizzata da contraddizioni e paradossi; se, da una parte, siamo stati circondati da fantasie di onnipotenza alimentate dall’idea di un progresso scientifico capace di fornirci un’illusione di immortalità, dall’altra ci siamo trovati ad affrontare incertezze e carenze di confini, che possono sfociare in disturbi dell’identità o in malesseri diffusi.” (Gabriella Vandi, prefazione)
Parafrasando la postfazione di Cinzia Carnevali, trovo difficile descrivere un libro così complesso che, indagando gli effetti della pandemia Covid-19, con atteggiamento aperto e critico, spazia tra aree anche apparentemente molto distanti tra loro.
Le trasformazioni delle condizioni emotive e del disagio psichico - dall’infanzia all’adolescenza, dall’età adulta all’età senile – vengono descritte con accurate testimonianze da operatori nelle istituzioni, nelle Comunità e nei servizi sia pubblici che privati.
Si riscontra un aumento dei disturbi depressivi, di ansia, dei disturbi alimentari, un aumento nell’uso di sostanze psicotrope e del gioco d’azzardo.
Il libro affronta anche il dolore delle donne, le trasformazioni verificatesi nella scuola e nelle Università, i problemi nel mondo del lavoro e le riorganizzazioni necessarie, includendo inoltre il tema della democrazia e dell’esercizio del pensiero di fronte alla pandemia.
Riduttivo trattarlo come un lavoro collettaneo: il testo, ricco e sfaccettato, è cronaca, ricerca, riflessione. Ogni contributo è prezioso, puntuale e specifico, il volume nel suo insieme esita in una narrazione polifonica. Questo libro già nella sua struttura, oltre che ovviamente nei contenuti, mostra l’importanza, se non la necessità di uno sguardo trasversale.
E’ infatti proprio nelle situazioni estreme, dove gli elementi traumatici
interessano tutta la popolazione, che è possibile individuare elementi invarianti, ma contemporaneamente si evidenzia l’importanza di valutare sia la complessità delle variabili, sia l’unicità ogni di singola situazione.
Emergono gli sforzi, e la creatività degli operatori nel trovare strumenti e attivare modalità per prendere in carico questa sofferenza affrontarla e superarla. Come in ogni “crisi” la pandemia ha aperto anche a prospettive progettuali positive, alla sperimentazione di nuovi modelli, e ha richiamato all’importanza di una presa di coscienza collettiva del dolore che si è attraversato e delle conseguenze di questo dolore.
Si incontrano esperienze di diverse scuole: “multidisciplinare” è un richiamo frequente, così come spesso è sottolineata l’importanza del gruppo e dell’intercettazione precoce per creare ed offrire una risposta efficace alle nuove emergenze.
Il Covid-19 ha funzionato come “accelerante” o come lente di ingrandimento per cogliere le faglie, le linee di frattura, le fragilità di base nelle relazioni e in generale nella società.
Come viene evidenziato, anche in testimonianze cliniche, l’isolamento, l’arresto forzato del mondo esterno hanno potuto fornire una simmetria con i propri blocchi interni e le paure legate al confronto, rimandando ad una situazione di paradossale adeguatezza ed uniformità.
La compresenza con i propri familiari in spazi ridotti è stata talvolta esperita come una vicinanza desiderata e idealizzata, ma ha anche riacceso antiche conflittualità, o acuito patologie relazionali.
L’improvvisa necessità di investire sulle nuove tecnologie comunicative ha evidenziato luci ed ombre nel loro utilizzo; l’apparente annullamento delle distanze attraverso il web ha fornito un appagamento di bisogni e pulsioni e illusione di propria autosufficienza in termini relazionali.
Così le sedute on-line durante il lockdown hanno riacceso il dibattito sull’opportunità ed il valore delle psicoterapie a distanza.
Ho trovato interessanti i contributi dei giornalisti e le riflessioni sul linguaggio: eccesso di informazioni e neologismi di contro all’isolamento e al silenzio.
E’ un testo da consultare, leggere, studiare, utile riferimento per fare il punto in un momento storico complesso, e modello dell’importanza di mettere in comune competenze e risorse diverse per costruire un ponte, e ricucire lo iato fra prima e dopo la pandemia. La dimensione psicoanalitica, cornice e trama dei numerosi lavori, rilancia la dimensione temporale necessaria per elaborare, significare quanto appena vissuto al di là della sua dimensione traumatica ripensare al futuro.
Elena Lipari
Settembre 2024
Roma